I Metalli pesanti sono composti, soprattutto cationici, in grado di formare dei complessi citoplasmatici intracellulari. Tra di essi si annoverano gli elementi in traccia, cioè quegli elementi presenti in concentrazioni bassissime, dell’ordine di mcg/Kg di peso corporeo, ma sono essenziali alla nostra sopravvivenza, come il Cobalto e il Ferro (il Cobalto è presente nella Vitamina B12, il Ferro nell’Emoglobina) ed i Metalli Pesanti propriamente detti, che sono tossici anche a basse concentrazioni come Cadmio, Mercurio, Cromo e Piombo. Hanno una spiccata affinità per i Solfuri e per tale caratteristica bloccano i gruppi sulfidrilici degli enzimi.
Ferro, Cobalto, Cromo, Rame, Manganese, Molibdeno, Selenio e Zinco sono quelli indispensabili.
Quelli tossici sono: Alluminio, Argento, Berillio, Bario, Bismuto, Cadmio, Mercurio, Nichel, Piombo, Stagno,Titanio, Tallio.
Arsenico, Bismuto e Selenio sono metalloidi.
Fonti di inquinamento dell’organismo sono l’aria, l’acqua, il cibo, i materiali odontoiatrici, i cosmetici le endoprotesi, le pentole, l’ambiente lavorativo. Dopo la penetrazione tendono a concentrarsi soprattutto nel cervello, fegato, reni e ossa. Penetrano nelle cellule usando proteine di trasporto aspecifiche che normalmente veicolano oligoelementi essenziali che possono venire così sostituiti. Cobalto, Nichel e Mercurio possono sostituire Magnesio, Calcio, Ferro e Zinco. Il Cadmio ha una spiccata tendenza a sostituirsi allo zinco.
Azioni patologiche: possono agire come antagonisti di minerali organici, provocare un aumento dei radicali liberi e stress ossidativo ed inoltre possono legarsi ai gruppi sulfidrilici di importanti enzimi, formando composti metallo-zolfo che bloccano completamente l’azione catalizzante degli enzimi, con conseguenti mitocondriopatie e blocco della depurazione da parte degli enzimi collegati al Glutatione. I ponti disolfuro (contengono gruppi sulfidrilici) sono responsabili della struttura terziaria di molte proteine.
La struttura terziaria che caratterizza una proteina è costituita dal ripiegamento nello spazio della catena polipeptidica , che assume una struttura tridimensionale, quella biologicamente attiva.
Attraverso questi meccanismi i metalli pesanti possono indurre anche mutazioni del DNA, della sua trascrizione e della sua riparazione, che avviene attraverso proteine zinco-dipendenti deputate a tali funzioni, con possibile effetto carcinogenico. Infine L’azione dei metalli sull’epitelio intestinale può essere causa della “leaky gut syndrome”, con vari meccanismi.
Accumulo di metalli nell’encefalo
Il cervello è protetto dalla barriera ematoencefalica, ma le sostanze polari come gli ioni metallici passano per trasporto attivo cioè attraverso Trasportatori DMT1 (Divalent Metal Trasporter), che regolano l’assunzione di metalli essenziali ma anche dei metalli tossici come Piombo e Cadmio. Le sostanze lipofile invece diffondono liberamente attraverso la barriera, come nicotina, alcool, Metilmercurio ecc. Esistono poi delle situazioni patologiche che, alterando la barriera ematoencefalica (vedi il paragrafo sulla neuroinfiammazione nel post sulla Infiammazione cronica di basso grado), permettono il passaggio di
molte sostanze. Inoltre i metalli pesanti sono responsabili della stimolazione dei recettori di membrana, come i recettori NMDA, innescando il ciclo NO/ONOO¯ (scoperto dal Prof. Martin Pall), danneggiando i neuroni con lo stress ossidativo. L’accumulo di metalli pesanti (piombo, rame e manganese) nella barriera può danneggiare la parete vascolare ed inoltre il sovraccarico dei metalli pesanti nel plesso coroideo (piombo) può alterarne la funzione pur non alterandone la permeabilità.
Purtroppo al giorno d’oggi non è così difficile incappare in una intossicazione cronica da metalli pesanti tossici. Ciò può avvenire per varie cause “ambientali”, collegate alle abitudini di vita, all’attività lavorativa, all’alimentazione, ai materiali edilizi e di arredamento presenti nei locali dove si vive abitualmente, alle emissioni di inceneritori e fabbriche.
Come sempre in Medicina ambientale vale il concetto della genesi multifattoriale della patologia, salvo un avvelenamento da un unico materiale tossico a causa di una alta esposizione accidentale, ma è giusto ricercare sempre se vi siano elementi maggiormente presenti e quindi maggiormente responsabili.
Purtroppo i metalli, dopo l’assorbimento permangono poco nel sangue, perché si distribuiscono in tutti i tessuti, a livello intracellulare, occupando lo spazio di vari oligoelementi, in una sorta di Mimetismo, che ne rende molto difficile la ricerca. L’esame diretto nel sangue sarà positivo solo nei casi di avvelenamento acuto recentissimo o nel caso di un avvelenamento cronico persistente, giornaliero, come è più frequente
riscontrare nelle situazioni professionali. Quindi l’esame diretto nel sangue e nelle urine, possibile soprattutto nei laboratori che supportano la Medicina del lavoro, rivela spesso valori nella norma, anche se una intossicazione cronica può aver determinato degli importanti carichi tossici cellulari. L’esame possibile per rivelare queste situazioni è l’esame dopo chelazione, nel sangue o meglio nelle urine, possibile attraverso l’aiuto di medici abituati a queste pratiche. La chelazione consiste nell’uso di sostanze che legano il metallo nei tessuti e lo trasportano nel sangue fino ai reni per l’eliminazione. È possibile che i
metalli rimossi provochino dei disturbi, andandosi a depositare in altri tessuti, rene compreso, per cui è sempre doveroso riflettere bene prima di ricorrere a tale pratica, soprattutto in pazienti con alta suscettibilità ai tossici ambientali, come i pazienti affetti da Sensibilità Chimica Multipla. Molti terapeuti ricorrono al Mineralogramma del capello, esame poco considerato dalla Medicina ufficiale perché non completamente validato per vari motivi . Riguardo ai cosiddetti valori normali dell’esame sierologico o urinario esistono 2 scale di valori, quella per i soggetti esposti durante l’attività lavorativa (con valori considerati normali più alti) e quella per i soggetti non esposti. Non vorrei dare un giudizio etico, ma trovo aberrante questa normale consuetudine.
Oltre alle esposizioni in ambito lavorativo, i più esposti sono i bambini perché per unità di peso mangiano e bevono e respirano 3-4 volte più degli adulti.
I danni che i metalli possono fare sono quindi collegati all’azione tossica, ma anche alla possibile azione immunologica. Possono scatenare una reazione infiammatoria, con produzione di citochine come IFN, IL-1, IL-6, TNF, e fattori di trascrizione come NF-kB. Possono favorire reazioni autoimmunitarie perché, modificando alcune proteine, suscitano una risposta anticorpale nei loro confronti. Infine determinano talvolta anche allergie in soggetti sensibili, soprattutto con reazioni allergiche di tipo IV, individuabili con
il Patch test o con il test LTT o il Melisa test per i metalli.
Per il Medico pratico, di fronte a quadri patologici complessi, infiammazioni croniche, stress ossidativo o mitocondriopatie è quindi importante chiedersi se sia possibile una intossicazione cronica da metalli pesanti, iniziando dai metalli usati in ambito odontoiatrico, dei quali il paziente è portatore da anni e che vanno incontro a corrosione e quindi ad un possibile assorbimento. In ambito odontoiatrico sono possibili anche dei test: il test della saliva del mattino per la ricerca di metalli, adatto per rilevare la corrosione, ed
il test della saliva dopo masticazione di chewing gum adatto per rilevare l’abrasione.
Anche le protesi possono dare problemi, il test di stimolazione con Titanio (cimentando il sangue del paziente eparinato con il Titanio e dosando alla fine TNFα e IL-1β.) può essere utile per stati infiammatori persistenti insorti dopo la protesizzazione. Nelle protesi c’è anche la possibilità che le particelle di Cromo e Cobalto possano venire rilasciate nei tessuti biologici attorno alla protesi scatenando reazioni infiammatorie ed in casi rari, se assorbiti, anche neurotossicità.
Anche situazioni ambientali particolari, come per esempio l’uso di vernici, precedute da una sverniciatura con abrasione dei materiali ferrosi, potrebbe determinare la respirazione di piombo, usato come vernice antiruggine. Anche l’aria attorno agli inceneritori può essere più carica di metalli pesanti, soprattutto il Mercurio (anche in corso di cremazione dei cadaveri può esserci l’inalazione di Mercurio, se sono portatori di otturazioni con amalgama). Molti altre situazioni sono identificabili dall’anamnesi, anche se spesso è attraverso l’alimentazione che vengono introdotti nell’organismo.
Comments