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Andrea Vannozzi

Monitoraggio ambientale

Aggiornamento: 9 set 2022



Monitoraggio ambientale

Il monitoraggio ambientale non è un compito specifico del medico perché non può prescindere da competenze e strumentazioni molto specialistiche. E quindi importante che il medico di medicina ambientale clinica sappia consigliare il paziente quando è realmente indispensabile ed indicare degli specialisti competenti e preparati. Il più delle volte il monitoraggio ambientale è in relazione ad un inquinamento indoor. Il medico, dall’anamnesi, dalla visita e dal monitoraggio biologico, può sospettare un inquinamento presente in un ambito frequentato quotidianamente dal paziente, come può essere l’abitazione o l’ambiente di lavoro. Per gli specialisti dell’ambiente sono comunque preziose le indicazioni del medico di medicina ambientale clinica, per restringere il campo delle misurazioni e scegliere la metodologia più opportuna. Una prima misurazione della qualità dell’aria di un ambiente, di solito parte dalla valutazione dinamica, cioè durante un arco di tempo. Si misurano le Polveri sottili, la CO2, i TVOC, la Formaldeide, la temperatura e l’umidità, perché l’eccessivo isolamento delle abitazioni con serramenti sempre più sigillanti, per il risparmio energetico, abbinato alla diminuzione del ricambio d’aria, per il minor tempo passato dalle persone nelle abitazioni, favoriscono l’aumento della presenza dei fattori inquinanti. Esistono in commercio anche analizzatori di basso costo, che basandosi su questi parametri danno un facile giudizio sulla salubrità dell’aria. Ovviamente questi misuratori sono di scarsa sensibilità, ma possono trovare il loro impiego in una fase iniziale di educazione del paziente sulle caratteristiche ambientali e le abitudini di vita. Gli studi specializzati sono dotati invece di apparecchiature molto sensibili, estremamente costose, ben conosciute nei loro limiti, nella loro opportuna taratura e nelle modalità di uso. Di solito gli specialisti usano misuratori che valutano un singolo parametro perché sono più sensibili.

Seguendo le indicazioni ed i sospetti del medico di medicina ambientale clinica, l’esperto decide, previo un sopralluogo, il tipo di monitoraggio. Facciamo quindi una rapida carrellata conoscitiva.

Le muffe.

Le muffe possono agire sia come allergeni che come tossici per il paziente. Non sempre sono visibili ed in caso di sospetto devono essere ricercate basandosi sulle conoscenze delle tecniche edilizie dell’esaminatore, che, ove non fossero evidenti, cercherà soprattutto dove vi sono intercapedini non direttamente accessibili, come controsoffitti o rivestimenti delle pareti. In realtà già in sede di costruzione edilizia si dovrebbe tenere in considerazione la capacità igroscopica dei materiali. Più il materiale è igroscopico, cioè capace di assorbire l’acqua, più è difficile che sulla sua superficie si formino muffe e quindi tutti quei sistemi che riducono l’umidità ambientale, associati ai materiali igroscopici, riducono la possibilità della presenza delle muffe. Soprattutto nelle ristrutturazioni, sono molti punti della casa dove è possibile il proliferare delle muffe. Quindi oltre alla valutazione dei parametri elencati precedentemente si può fare un esame mirato. Di solito si procede ad una aspirazione e filtrazione dell’aria su cartucce assorbenti, nelle quali vengono misurate delle sostanze chimiche. La presenza significativa di esanolo è caratteristica della presenza di muffe o funghi. Se questo primo accertamento è positivo, si passa all’esame microbiologico dell’aria, lasciando nelle varie stanze delle capsule di Petri per 24 ore. Queste vengono poi inviate nei laboratori di microbiologia, dove vengono incubate e poi misurate e contate le colonie presenti, identificando il tipo di muffe e la relativa carica. Possono essere approntate anche capsule di Petri con materiale proveniente da aspirazione di tappeti o moquette. Esistono, in Germania, dei kit casalinghi con le istruzioni per leggere i risultati ed individuare il tipo di muffa. Esistono infine dei “cani da muffa” certificati in centri di addestramento.

I Biocidi.

A questa categoria appartengono i fitosanitari, meglio definiti come pesticidi, i disinfettanti, i conservanti (per esempio del legno, dei tessuti, dei materiali di costruzione, della carta), i prodotti contro gli animali nocivi come gli insetticidi, i prodotti per la disinfezione di aria, acqua e delle superfici, i prodotti per la conservazione di liquidi, i liquidi di raffreddamento, gli impermeabilizzanti, gli inibitori di fiamma, i metalli pesanti ecc. ecc. Per la ricerca di queste sostanze è importante analizzare la polvere. il campione di polvere viene trattato con toluolo, pulito ed analizzato.

TVOC e Formaldeide

Per la loro misurazione ci sono varie metodiche come la fotoionizzazione portatile che consente una misurazione solo quantitativa. Ci sono poi sistemi più sofisticati, ma molto costosi, come il sistema delle fiale colorimetriche, dove un flusso d’aria, prelevato con una pompa, interagisce con un reagente colorimetrico specifico per un determinato inquinante. Ma il più usato è il sistema di misurazione passivo, dove l’aria si deposita su speciali cartucce specifiche per idrocarburi, aldeidi ecc. ecc. Ci sono diversi kit e le cartucce vengono poi spedite in un pacco refrigerato. Il kit viene posizionato a 1 ½ m di altezza, sospeso nei vari ambienti da analizzare.

Co2 e Particolato.

La CO2 è un parametro importante, che nell’ambiente indoor deriva dagli esseri viventi che abitano i locali e varia molto nell’arco della giornata, mentre il particolato è più spesso proveniente dall’esterno. Entrambi vengono misurati con sensori elettronici .

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